venerdì 26 maggio 2017

Riflesso

Ed è quando mi guardo allo specchio
Che vedo ora il mio Riflesso
Solo una ragazza mi sento adesso
Ma nei miei occhi un lampo vecchio.

Le mie mani e i miei piedi
Hanno le poche radici che vedi
Ma ci sono ancora
 e sono più forti ogni ora

Io voglio spaccare il mondo
Scrivere e vivere
Non sprecando un secondo
E insieme poi ridere

Guardami, guardati
E poi sorridi
Io ora sono più forte
Le mie ali ora sono risorte.

Spezzerò le catene
Sopporterò tutte le pene
Voglio volare sempre più in alto
E innalzare questo mio canto

Le mie mani si tendono al cielo
Dimmi ora se tutto era vero.
Io ho vissuto in parallelo
E poco dopo tutto era nero.
  
Tu mi hai uccisa, ferita, umiliata
E credimi mi sarei vendicato
Ma vendetta più dolce non c’è
Che essere finalmente felice senza di te.

Valery Botta


Liberi liberi (libertà di stampa)pt. 2

I nuovi mezzi di comunicazione moderna, come ad esempio Internet, impediscono sempre più il contatto o le esperienze con altre persone, ma sono sempre più evoluti e sviluppati tanto da influenzare profondamente le nostre conoscenze e condizionare il nostro modo di scrivere e, sicuramente, la nostra libertà di leggere senza esserne del tutto consapevoli.
Il ruolo principale dei mass-media, come emerge dalla parola stessa, è quello di diffondere messaggi ed informazioni ad un vasto pubblico. Per questo motivo nella società moderna possono apparire come un vantaggio, poiché ci permettono di essere aggiornati ed informati su tutto ciò che avviene nel mondo in tempo reale e in qualsiasi luogo noi ci troviamo. Ma il problema è rappresentato dal fatto che spesso sono gestiti da persone di grande importanza che li utilizzano per interessi personali, per fornire una visione distorta della società, che può apparire più credibile e quindi influenzare l’opinione della popolazione. Come riportato nell’articolo di Gigio Rancilio del 19 novembre scorso, ad esempio le elezioni del nuovo presidente americano sono state molto condizionate dalle pubblicazioni di notizie su siti web o trasmissioni in televisione che favorivano o svantaggiavano l’uno o l’altro candidato, anche se queste ultime potevano anche essere informazioni scorrette. Appunto per questo si può parlare di manipolazione da parte dei mass-media che influenzano il pensiero delle persone, rendendole anche poco libere nel leggere ad esempio ciò che ritengono più opportuno, poiché  tutto ciò che viene diffuso induce l’uomo verso direzioni già stabilite , per cui ad esempio si diffonde una certa moda, si è condizionati nel modo di vestire, mangiare ecc.
Allo stesso modo possiamo non sentirci completamente liberi di leggere certe notizie, perché appunto i  nuovi mezzi di comunicazione tendono a soffermarsi su alcuni particolari che possono risultare di forte impatto per i lettori, escludendo altri aspetti. Ciò crea un fenomeno che è definito in psicologia come “euristica della disponibilità”, cioè il meccanismo per cui, per particolari caratteristiche, alcuni eventi ci appaiono maggiormente rilevanti. Ad esempio le persone, in base ai dettagli delle notizie fornite loro, tendono a sovrastimare il numero di morti provocati da disastri aerei rispetto a quelli dovuti a incidenti stradali, solo perché la catastrofe aerea ha una maggiore risonanza mediatica rispetto agli incidenti che accadono ogni giorno su strada.
Viviamo quindi nell’epoca in cui siamo vincolati dal punto di vista della libertà di pensiero, di lettura, ma anche nella conoscenza, poiché i mezzi di comunicazione attuale ci offrono, secondo lo studio di alcuni sociologi, informazioni sul mondo che ci circonda, ma non vera e propria conoscenza, perché non vengono spiegate le profonde ragioni che stanno dietro ai fatti. Ciò non significa che i mass-media non possono aiutarci a conoscere veramente il mondo in cui viviamo, ma devono fungere da stimoli per approfondire le nostre conoscenze, per poter comprendere ciò che è vero da ciò che non lo è e quindi permetterci di non creare false  convinzioni. Per questo si dice che i mass-media provochino un knowledge gap, o divario conoscitivo, per cui si creano differenze tra le persone che sono stimolate a cercare di capire ciò che le circonda e quelle che si adagiano in una visione superficiale della realtà.
Quindi coloro che possono trarre maggiore vantaggio dai media sono quelle più acculturate, che hanno le capacità di scegliere le informazioni più giuste e quindi difendersi da una visione manipolata della società e dalla disinformazione. Ma allo stesso tempo non solo sono più libere di leggere, ma anche di scrivere, perché, così come sono condizionate dalle informazioni che provengono da Internet, nel modo di comportarsi, nello stile di vita, lo sono anche nei modi di scrivere, poiché sono indotte a parlare di ciò che interessa maggiormente la gente, a seguire il loro pensiero, appunto  influenzato dalla società moderna, per avere riscontri positivi e di conseguenza anche dei guadagni.
Per ciò penso che la nostra cultura attuale sia molto condizionata dalle nuove tecnologie e da Internet, che possono avere caratteristiche positive e negative, ma è fondamentale una cultura personale approfondita e, come riteneva il sociologo statunitense Mills, è necessario essere capaci di distacco ed essere attenti all’invisibile. Per questo occorre osservare i fatti in base al proprio pensiero e alla propria opinione e non considerare solo ciò che si riscontra facilmente con la visione collettiva della società, ma appunto avere un proprio giudizio critico.
 Dotto Laura, 3° B s.u.

La disinformazione volontaria può mettere a rischio la democrazia? pt.2

La principale peculiarità di un governo democratico è la rappresentazione diretta, tramite il voto, della volontà popolare. Per questo motivo, essendo l’operato del governo eletto rivolto a garantire l’interesse degli elettori, il fattore più importante della vita politica dovrebbe essere l’informazione data ai cittadini, che costituisce il tramite indispensabile per la loro partecipazione. Per questo motivo, il pericolo più consistente per un paese democratico è la disinformazione, poiché porta all'esclusione dei cittadini dalla politica, rendendo i nostri rappresentanti una classe elitaria, lontana dalla nostra vita.
Con ironia Giovanni Sartori, politologo e sociologo italianoaffermava: “In nessuna teoria democratica si mette in dubbio il fatto che una delle caratteristiche di una dittatura sia il monopolio dell’informazione”. In questa frase, vi è un messaggio di sensibilizzazione sulla necessità che i sistemi democratici odierni facciano autocritica riguardo al tema dell’informazione, poiché se così non avvenisse potrebbe crearsi il rischio di tendenze monopolizzatrici nella diffusione delle notizie.
Con l’avvento dei giornali digitali sono calati gli acquisti di quelli cartacei. La diffusione delle informazioni sul web, il quale ha come caratteristiche fondamentali la velocità e l’impatto visivo delle notizie con slogan, immagini e riassunti, ha portato la gente ad accontentarsi di un’informazione approssimativa, anche se più diffusa. Il rischio di questo sistema è quello di rendere possibile la trasmissione di messaggi demagogici a molte più persone, senza dare loro la possibilità di critica, poiché privi di contenuti approfonditi. Le strategie politiche di persuasione hanno da sempre fatto leva sulle manchevolezze del popolo. Infatti, le “generazioni digitali”, essendo nate con la disponibilità delle illimitate facilitazioni di internet, hanno globalmente la tendenza verso una “disinformazione volontaria” ed essa rappresenta un fenomeno culturale che andrebbe affrontato con più considerazione da chi ha responsabilità sociali e politiche, invece di essere sfruttato. Le generazioni che ora non vengono coinvolte nelle scelte politiche si ritroveranno un giorno a dover difendere i loro diritti democratici senza una adeguata esperienza e senza il supporto delle generazioni che le hanno precedute.
Io credo che si debba investire sulla democrazia del futuro necessariamente implementando i sistemi di informazione e di partecipazione, proprio grazie alle risorse digitali, le quali offrono possibilità di coinvolgimento impensabili all’epoca nella quale sono nati gli attuali sistemi democratici. Per questo motivo è di fondamentale importanza il coinvolgimento dei giovani, al fine di aggiornare la nostra democrazia secondo le loro necessità e soprattutto secondo l’evoluzione della nostra cultura.
Fabrizio Galaverna

Fede e Ragione pt.2

Questo è un tema molto delicato e per questo deve essere affrontato non solo utilizzando discorsi filosofici e rifacendosi al passato, ma buttando un occhio alla realtà e alla nostra coscienza.
Prima di tutto è bene dare una definizione di Chiesa: “comunità di cristiani che professano la fede e la dottrina di Cristo” (Dizionario Olivetti). Il termine deriva dalla parola greca Εκκλεσια (Ekklesía), che significa "assemblea” o “color che sono convocati”. Perché però, quando parliamo di Essa, ci riferiamo al clero o agli edifici? La Chiesa siamo noi cristiani, la chiesa sei tu che stai leggendo, indipendentemente da ciò che fanno e dicono gli altri. È troppo facile delegare al clero il compito di rappresentare Dio e stare a giudicare gli sbagli che esso compie; è comodo essere cristiani solo ogni tanto facendo, come si dice, “di tutta l’erba un fascio”.

Al mondo esistono consacrati che per noi non possono che essere un esempio: non sono ricchi, anzi sanno donare tutto con gioia, senza stancarsi mai. Accolgono chi soffre, cercano e aiutano chi si è smarrito. Non vivono sotto i riflettori ma nel cuore della gente e di Dio grazie all’amore che offrono al mondo. È vero che forse non possono capire bene cosa vuol dire farsi una famiglia, ma ne esistono alcuni che sanno essere padri e madri più di tanti genitori.
Purtroppo però ci si sofferma di più sulle azioni negative del clero perché sono quelle che fanno più scalpore. Ma perché ci scandalizziamo per un anello d’oro e accettiamo gli stipendi spropositati che riceve chi fa determinati lavori? È vero gli uomini di Chiesa dovrebbero essere esempio di umiltà e povertà, ma quante volte noi non lo siamo? Non centra essere laici o consacrati, dal momento che siamo cristiani, infatti, siamo chiamati anche noi ad essere in un determinato modo che però spesso viene meno a causa della nostra condizione umana di fragilità. Nel libro “La vita di Galileo” di B. Brecht, dopo che il noto scienziato teorizzò che l’universo non gira attorno alla terra, gli venne chiesto dove fosse Dio nel suo sistema dell’universo e la sua risposta fu: “In noi, o in nessun luogo!”. È impressionante la fiducia che questo uomo aveva in Dio, nonostante tutto ciò che dovette subire a causa della chiesa.
Purtroppo spesso si parla senza conoscere bene la persona o la cosa che abbiamo di fronte. La Chiesa è stata ed è tuttora maschilista, ma in nessun libro e in nessuna filosofia è presente un Dio che ha saputo donare anche alla donna una dignità così bella. Un esempio può essere il fatto che le prime a vedere e riconoscere Gesù dopo la resurrezione siano proprio state donne e che a loro sia stato affidato il compito di portare questo messaggio, come a dire che il sesso femminile ha un cuore capace di intuire il bello della vita, molto più di un uomo.
Nessuno può dimostrare che Dio esista, come nessuno può dimostrare il contrario. In ogni caso Egli non deve essere concepito come una risposta ai perché della gente. Ci sono tante cose che non si potranno mai spiegare, cose che invece è bello gustare con stupore, a volte vivere con fatica e dolore. Non è vero che la scienza ci spiega tutto: oggi più che mai, la scienza ammette tanti suoi limiti e sbagli, come la fede. Dovremmo essere tutti più umili e rispettosi nei confronti dell’altro, senza chiederci chi ha ragione, ma aiutandoci tutti a costruire un mondo migliore. Chi con il suo Dio e chi senza, ma tutti togliendo dalla nostra mente la pretesa di poter spiegare tutto del mondo e della vita, perché la vita è bella proprio per questo: perché la puoi scoprire ogni giorno, con la ragione, con la fede, e soprattutto con il cuore.
  Caula Giulia 

venerdì 19 maggio 2017

I nuovi Mass Media


Mass media e giudizio critico

I nuovi mezzi di comunicazione moderna si sono sempre più evoluti e sviluppati tanto da influenzare profondamente le nostre conoscenze e condizionare quindi il nostro modo di scrivere e sicuramente la nostra libertà di leggere, senza che ne siamo del tutto consapevoli.
Il ruolo principale dei mass-media, come emerge dalla parola stessa, è quello di diffondere messaggi, informazioni ad un vasto pubblico. Per questo motivo nella società moderna possono apparire come un vantaggio, poiché ci permettono di essere aggiornati ed informati su tutto ciò che avviene nel mondo in tempo reale e in qualsiasi luogo noi ci troviamo. Ma il problema è rappresentato dal fatto che spesso sono gestiti da persone di grande importanza che li utilizzano per interessi personali, per fornire una visione distorta della società, che può apparire più credibile e quindi influenzare l’opinione della popolazione. Ad esempio, le elezioni del nuovo presidente americano sono state molto condizionate dalle pubblicazioni di notizie su siti web o trasmissioni in televisione che favorivano o svantaggiavano l’uno o l’altro candidato, anche se queste ultime potevano anche essere informazioni scorrette. Appunto per questo si può parlare di manipolazione da parte dei mass-media che influenzano il pensiero delle persone, rendendole anche poco libere nel leggere ad esempio ciò che ritengono più opportuno, poiché  tutto ciò che viene diffuso induce l’uomo verso direzioni già stabilite , per cui ad esempio si diffonde una certa moda, si è condizionati nel modo di vestire, mangiare ecc.
Allo stesso modo possiamo non sentirci completamente liberi di leggere certe notizie, perché appunto i  nuovi mezzi di comunicazione tendono a soffermarsi su alcuni particolari che possono risultare di forte impatto per i lettori, escludendo altri aspetti. Ciò crea un fenomeno che è definito in psicologia come “euristica della disponibilità”, cioè il meccanismo per cui, per particolari caratteristiche, alcuni eventi ci appaiono maggiormente rilevanti. Ad esempio le persone, in base ai dettagli delle notizie fornite loro, tendono a sovrastimare il numero di morti provocati da disastri aerei rispetto a quelli dovuti a incidenti stradali, solo perché la catastrofe aerea ha una maggiore risonanza mediatica rispetto agli incidenti che accadono ogni giorno su strada.
Viviamo quindi nell’epoca in cui siamo vincolati dal punto di vista della libertà di pensiero, di lettura, ma anche nella conoscenza, poiché i mezzi di comunicazione attuali ci offrono, secondo lo studio di alcuni sociologi, informazioni sul mondo che ci circonda, ma non vera e propria conoscenza, perché non vengono spiegate le profonde ragioni che stanno dietro ai fatti. Ciò non significa che i mass-media non possono aiutarci a conoscere veramente il mondo in cui viviamo, ma devono fungere da stimoli per approfondire le nostre conoscenze, per poter comprendere ciò che è vero da ciò che non lo è e quindi permetterci di non creare false  convinzioni. Per questo si dice che i mass-media provochino un knowledge gap, o divario conoscitivo, per cui si creano differenze tra le persone che sono stimolate a cercare di capire ciò che le circonda e quelle che si adagiano in una visione superficiale della realtà.
Quindi coloro che possono trarre maggiore vantaggio dai media sono quelle più acculturate, che hanno le capacità di scegliere le informazioni più giuste e quindi difendersi da una visione manipolata della società e dalla disinformazione. Ma allo stesso tempo non solo sono più libere di leggere, ma anche di scrivere, perché, così come sono condizionate dalle informazioni che provengono da Internet, nel modo di comportarsi, nello stile di vita, lo sono anche nei modi di scrivere, poiché sono indotte a parlare di ciò che interessa maggiormente la gente, a seguire il loro pensiero, appunto  influenzato dalla società moderna, per avere riscontri positivi e di conseguenza anche dei guadagni.
Per ciò penso che la nostra cultura attuale sia molto condizionata dalle nuove tecnologie e da Internet, che possono avere caratteristiche positive e negative, ma è fondamentale una cultura personale approfondita e, come riteneva il sociologo statunitense Mills, è necessario essere capaci di distacco ed essere attenti all’invisibile. Per questo occorre osservare i fatti in base al proprio pensiero e alla propria opinione e non considerare solo ciò che si riscontra facilmente con la visione collettiva della società, ma appunto avere un proprio giudizio critico.

Laura Dotto

Eravamo felici e contenti...

Sin da piccola ho sempre avuto uno scopo. Come diceva mia mamma: da grande troverai un marito e, insieme a lui, costruirai una famiglia che non lascerai mai e ti supporterà sempre. Sono cresciuta in questa realtà. Non so se per di mia iniziativa avrei scelto una vita diversa. Loro hanno deciso per me e io non avrei mai potuto deluderli.
Io non sono una di quelle ragazze che tutti definirebbero bella e popolare ma, per mia fortuna, a 25 anni ho incontrato un ragazzo che si è innamorato di me. Certo, non è un amore come di quelli di cui si parla nei film… lui non mi tratta come se fossi l’unica al mondo, anzi a volte sembra proprio non ricordarsi di me, ma non è colpa sua, è sempre così impegnato e stressato…
Mia mamma ogni tanto mi domanda: “Quando arriveranno i miei nipotini?”. Ha anche ragione; ormai il tempo sta passando e non mi posso permettere di perdere questa occasione. Ho parlato con Paolo ed è d’accordo, ci proveremo.

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Ormai sono passati due mesi ma non riesco a rimanere incinta. Domani andremo dal ginecologo, ho paura di essere io quella sbagliata.

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Le mie paure sono diventate realtà: ieri non è andata bene, ho fatto delle analisi ed ho scoperto di non poter avere figli. Appena il medico ce lo ha comunicato, a Paolo sono venute le lacrime agli occhi e non mi ha più rivolto una parola. A casa mi ha tirato due ceffoni facendomi finire a terra, e una volta a terra due calci da farmi perdere il fiato. Ne ho parlato con mia madre e sono d’accordo con lei: non è colpa sua, l’ho  privato del suo sogno, tutti avrebbero reagito così. E' colpa mia.
Ormai io e Paolo non parliamo più, io non esco più. Da quando è successo il fattaccio non oso più contraddirlo, non voglio dargli altri dispiaceri. Ho deciso di non uscire più con le mie amiche, lui è sempre così geloso. Ho deciso di lasciare il lavoro, devo stare a casa a prendermi cura di lui.

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Ormai è passato un anno.
Oggi sono uscita, lui era in ufficio. Per strada ho incontrato una donna: neppure la conoscevo, mi sono fidata del sorriso. Del resto non riuscivo più a tenermi tutto dentro: le ho raccontato ogni cosa.
Per la prima volta, ho trovato qualcuno che mi ha detto che non è colpa mia.

Quando ci siamo salutate, ho deciso di andarmene di casa. Ho fatto la valigia di corsa e sono scappata via.
Mentre il treno mi porta via, non so dire dove andrò e chi incontrerò. Ho cominciato col ritrovare me stessa, il resto di certo verrà. 

Beltramo Beatrice
 


ARRIVERÀ LA FELICITÀ

La felicità arriverà
quando si aprirà il cuore
e non svanirà ma rimarrà
a scaldare con il suo calore.
La gente aiuterà
a scoprire lo stupore
nel momento in cui racconterà
l’emozione dell’amore,
allora sì, che contagerà
attraverso il suo ardore.
Sincerità e umiltà trasmetterà
mentre scorrono le ore.
La felicità allontanerà
il dolore con il suo colore
e con sé porterà
armonia e pace interiore.

Me stessa


Gente che va e gente che viene  con incomprensibile atteggiamento ,                                            
caos apparente in un ordine casuale incomprensibile a miei occhi.                                  
Delusioni alternate a soddisfazioni e sorprese,                                                              
accompagnate da speranze illuse di sogno di un futuro che pare non avverarsi mai.    
Nonostante io cerchi di fare piccole cose per avvicinarmi al suo compimento                      
sono frenata dalla mia stessa timidezza che io stessa rifiuto ma che non posso cancellare.    
Ansia di veder sfuggire le cose a cui più tengo,                                                                        
come un regalo ancora da scartare che non ho avuto il coraggio di aprire.                                
Aspetto con ansia quei momenti in cui                                                                                        
si è sicuri di sé in cui sembra ce la si possa cavare da soli                                                                     e si incontrano persone speciali o si hanno sorprese inaspettate.                                                
Cerco di vivere di giorno in giorno ,senza il rifiuto di opportunità                                              
che comporterebbe perdere occasioni ,al meglio delle mie possibilità                              
combattendo quotidianamente il mio ostacolo più grande,                                                                   la timidezza e il sentirsi inadeguati.

venerdì 12 maggio 2017

Sport femminile al grido di #DELFIIIINO



Mercoledì 19 aprile, undici  ragazze delle classi prime, seconde e terze dei vari indirizzi si sono recate a Madonna dell'Olmo per partecipare al Torneo Provinciale di calcio a 5.

La squadra, accompagnata dal professore di scienze motorie e sportive Piergiorgio Giraudo, ha disputato due partite contro il liceo sportivo di Cuneo e contro il liceo scientifico "L. Cocito" di Alba. Le due partite si sono concluse con la vittoria delle squadre avversarie, ma per le ragazze è stata comunque una bella occasione per fare nuove conoscenze, mettersi in gioco e farsi due risate. Questa esperienza è stata inoltre utile per dare risalto al calcio a 5 femminile e allo sport in generale e si spera che possa essere riproposta per prossimi anni. Inoltre le atlete sono grate al professore Giraudo per aver concesso loro questa opportunità e sono sicure che con un po' di allenamento il prossimo anno torneranno da vincitrici (o almeno ci proveranno!).
In conclusione, vogliono ricordare il mitico inno della squadra: #DELFIIIINO.


Giulia Fea, Beatrice Beltramo, Giorgia Mangagnello

giovedì 11 maggio 2017

Chissà se senti

Chissà se senti tutto il dolore
che mi porto nel profondo del cuore,
chissà se pensi ancora al domani,
e credi che tutto sia nelle tue mani.

Io non so più niente di tutto
tranne un ricordo che sa di lutto,
di una ragazza dolce, un angelo soave,
diventato demone per i colpi del male

L'odio  dipinge di rosso la tela,
e lei rimane intrappolata
come un insetto in una ragnatela,

Anche la speranza via é volata
ma lei ammaina ancora la vela,
mai come ora della vita innamorata.

Valery Botta

giovedì 4 maggio 2017

Non so scrivere poesie

Non so scrivere poesie
insegnami come si fa,
sei un sorriso,
atteso per lungo tempo,
e labbra,
che labbra,
che bisbigliano dolcemente il mio nome.
Non so scrivere poesie
Ognuno ha un naufragare dentro
che si esprime
in diversi modi
il mio naufragare
te lo voglio dedicare
con questa poesia
anche se
non so scrivere poesie.


 Una volta mi hai detto
Che non riuscivi a trovare
il tuo posto nel mondo.
So quanto possa fare male,
Lo sto cercando anche io.
Ma se lo troverai,
Dimmelo.
Verrò  ad accompagnarti.

Polo Sud: caldo o freddo?

               

Il polo Sud, una distesa apparentemente infinita di ghiaccio artico, è avvolto nel buio per sei mesi all’anno. Qui, non c’è cibo e nessun riparo, nemmeno una grotta per proteggersi dai venti sferzanti e dalle temperature che precipitano fino a 70° C sotto zero.

É possibile che la superficie ghiacciata del polo Sud nasconda un passaggio verso un mondo oltre la superficie terrestre? C’è chi crede che la risposta sia affermativa: i sostenitori della teoria della “Terra Cava”.                                          
 Uno dei fondatori dell’astronomia moderna, Edmond Halley nel 1691, presentò alla Royal Society di Londra la sua ipotesi, secondo la quale la Terra sarebbe cava e conterrebbe altre sfere concentriche al suo interno, un po’ come una Matrioska russa. Ipotizzava questo per una ragione molto pratica: il polo magnetico della Terra si sposta ogni anno leggermente verso ovest e la sua teoria, per spiegarlo, prevedeva una serie di sfere interne al pianeta che girassero, indipendentemente l’una dall’altra e dalla superficie esterna. Suggerì anche che queste sfere interne potessero essere abitate!
Ma esiste qualche prova che dimostri la veridicità di queste teorie fantastiche?
Qualcuno è mai stato nel mondo interno della Terra? I sostenitori della teoria della Terra Cava rispondono di sì e sono convinti che uno di questi esploratori fosse un famoso pioniere dei poli. Si tratta dell’ammiraglio Richard Byrd.
Negli anni ’20, Byrd divenne il primo uomo a sorvolare il polo Sud. I teorici della Terra Cava, facendo riferimento alle sue stesse dichiarazioni, credono che il famoso esploratore sia andato ben oltre, sostenendo che l’ammiraglio Byrd pilotò un aereo attraverso un passaggio situato al polo Sud, attraverso cui si poteva accedere all’interno della Terra.
Secondo alcuni l’ammiraglio Byrd entrò in contatto con delle entità aliene le quali si consideravano i “Guardiani del Pianeta”. Le entità comunicarono all’ammiraglio di non approvare il modo in cui l’umanità utilizzava l’energia nucleare: pochi anni prima, infatti, due ordigni nucleari erano stati lanciati su Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del 1945. Quando l’ammiraglio tornò a Washington gli fu imposto di mantenere il segreto e di non diffondere per nessun motivo queste notizie.
Durante la seconda guerra mondiale
i Nazisti, nel corso delle loro esplorazioni nel polo Sud ,effettuarono alcune scoperte inaspettate: individuarono aree libere dai ghiacci e la presenza di sorgenti calde, ma soprattutto rilevarono, la presenza di un canale sottomarino che tagliava in due il continente antartico. Probabilmente potrebbe trattarsi del “Grande Rift Antartico” studiato nel secolo scorso.
Durante le loro esplorazioni, i Nazisti rilevarono che la spaccatura subantartica sfociava in una serie di grotte poste al di sotto dei ghiacci dell’Antartide.

Tutto ciò è solamente un mito perchè nessuno è in grado, attualmente, di dimostrare la veridicità della Teoria della Terra Cava.

Per indagare se ci sia veramente qualcosa nel polo Sud c’è una domanda da porsi: siamo sicuri che Google Maps o Google Earth  mostrino la realtà per quanto riguarda il polo Sud? Come si spiega il fatto che su questo grande continente ci siano basi militari di tutte le grandi potenze mondiali e queste non abbiano mai avuto scontri per il controllo dei territori limitrofi?


Laura Taricco e Giulia Caula




Le prigioniere

Buio.
Sul fondo di quella cavità, scavata per secoli dallo scorrere del fiume ἀμέλεια,  giacciono tre corpi informi, logorati dai lunghi anni di prigionia.
L'oscurità le avvolge; l'unica cosa che le tiene ancorate alla realtà - o, perlomeno, ciò che loro considerano e hanno sempre considerato realtà - sono le esili figure che danzano continuamente davanti ai loro occhi: ἐργασία, βιασμός e Ψuχ. Le donne, dopo anni di prigionia, si sono ormai convinte che ciò che vedono ogni giorno sia normale, come è normale subire violenza in questi tre ambiti; non si ribellano, ma accettano passivamente tutte le angherie alle quali sono sottoposte. Non per paura, ma perché imprigionate dalle catene della Rassegnazione.
Soltanto trovando il coraggio di abbandonare quella condizione servile, che pur viene considerata normale e "sicura", le prigioniere potranno uscire dalla caverna e riscoprire quella che, in un mondo civile, è davvero la normalità; e, una volta scoperta, sarà tale la gioia che mai più si abbasserà la testa, e anzi ci si impegnerà affinché nessuno debba più essere vittima di quelle catene.


Abrami Francesco

sabato 29 aprile 2017

Un ponte tra ragione e sentimento


Lo scorso 23 dicembre 2016, in collaborazione con il Politecnico di Torino, al liceo Ancina si è svolta la prima lezione di un nuovo progetto riguardante il suono e il suo studio dal punto di vista matematico. Prosegue quel percorso già iniziato negli scorsi anni con una serie di attività sperimentali realizzate dalla prof.ssa Castellano con alcuni alunni. Proprio a partire da queste esperienze, la docente di analisi matematiche Valeria Chiadò Piat ha tenuto una conferenza mirata all'approfondimento delle conoscenze riguardanti lo studio grafico e analitico delle onde, in particolare quelle sonore, a cui hanno partecipato gli studenti delle classi quarte e quinte.


Nella seconda parte della mattinata, invece, si è svolto un laboratorio musicale e di vocalità tenuto dal maestro Giorgio Guiot, direttore del coro del Politecnico, in cui i ragazzi hanno potuto misurarsi con le proprie capacità canore ed espressive, osservando le relazioni tra le forme d'onda e i suoni emessi. Il progetto proseguirà ora con un percorso di approfondimento teorico e la realizzazione di attività sperimentali in parte all'interno della scuola, in parte insieme al prof. Elio Miraldi nel laboratorio di fisica dell'università torinese.
Una proposta, dunque, un po' diversa dalla solita rigorosità scientifica tipica di questo percorso di studi, che stimola anche la parte più irrazionale ed emotiva, che educa alla multidisciplinarità, caratteristica ormai fondamentale per affrontare il mondo del lavoro in cui i ragazzi si inseriranno dopo la laurea.

Andrea Fea

giovedì 27 aprile 2017

Tanto per parlare



“NON SONO D’ACCORDO CON QUELLO CHE DICI, MA DAREI LA VITA PERCHE’ TU POSSA DIRLO.” - VOLTAIRE

Oggi, quanti Voltaire conosci che potrebbero dire questa frase?
Quanti insegnanti lo citerebbero in classe? Quanta gente sarebbe disposta a fare ciò che c’è scritto, sapendo di poter sentire idee discordanti dalla sua? Quante istituzioni la userebbero come slogan?
Forse soltanto alcuni sarebbero disposti a battersi per la libertà altrui, che sia essa di stampa, di opinione o di espressione. Perché è più semplice difendere le proprie credenze e le proprie idee, piuttosto che sforzarsi a difendere dei deboli, degli “sfigati”, gente impopolare che non ottiene mai attenzione. Perché schierarsi con quelli e sembrare meno “forti”?
Probabilmente, se ancora oggi c’è gente che non ha le stesse possibilità di esprimersi di altre, l’attuale società ci offre un modello di libertà solamente formale, apparente. Crediamo, di essere davvero liberi nelle nostre scelte, ma se ci si sofferma maggiormente su quelle “regole” che rimangono latenti nella nostra società, scopriamo di non esserlo davvero, e si finisce così per essere influenzati nello scegliere anche quando si ‘sceglie di non scegliere’: se fossimo davvero liberi, nessuno a scuola si scandalizzerebbe per una gonna e la calzamaglia, quando poi sappiamo benissimo che se questo “outfit” andasse di moda, tutti come caprette lo imiteremmo.

Come si potrebbe allora far valere questa bella frase?
La  verità in mano non ce l’ha nessuno, ma forse con piccoli gesti quotidiani qualcosa si può fare: incominciamo con il far valere la nostra opinione, vestiamoci come vogliamo, esprimiamoci come meglio crediamo e condividiamo i nostri pensieri, condanniamo le ingiustizie, lottiamo per i più “deboli” e battiamoci per noi, ma sempre con rispetto, moderazione e tatto, dando la possibilità agli altri di controbattere ed affermarsi, e sperando di poterci confrontare sempre con insegnanti, genitori o amici disposti a farlo (questo è quello che per gli antichi era la “dialettica”).

Sarà una visione utopica e poco realizzabile?
Certamente, esisteranno sempre i ragazzi popolari, i “fighi” che detteranno legge, e gli “sfigati”, gli emarginati, che  staranno fuori dalla società e   la subiranno, e ci sarà sempre moltissima gente più “potente” di noi con cui dovremo avere a che fare tutti i giorni, ma troveremo anche gente più in basso, la quale esige di essere libera, e solo quando la lasceremo esprimersi, potremo pretendere la stessa cosa per  noi.
Jacopo Bertone & Enrica Groppo

Caro diario

Caro diario,
sono qui, lo sto aspettando.
La luce della sera si riflette su questa porta scura, sigillata, non vuole che esca da sola, mi ama.

Caro diario,
sono qui, lo sto aspettando.
La luce oggi è più intensa del solito,le ombre mi catturano.
Quel rosso è simile a quel rossetto così vivo.
Mi manca truccarmi, mi manca sentirmi bella, mi manca esserlo...ma non voglio farlo ingelosire, sono sposata, ho degli obblighi nei suoi confronti.
Mi ama.

Caro diario,
sono qui, lo sto aspettando.
La luce mi confonde.
Le ombre non sono solo più delle ombre stasera.
Vedo una donna, sorride.
Non so dove sia il mio sorriso.
E’ libera e.. cosa ci fai qui?!

Caro diario,
sono qui, lo sto aspettando.
Le ombre oggi sono così tristi.
E’ stata colpa mia, non dovevo lasciare bruciare la cena per delle stupide ombre.
Mi ha colpito solo perchè mi ama.

Caro diario,
sono ancora qui.
non so il perchè ma so che questo non è amore.

Caro diario,
ora che sono fuori,
il tramonto è tutta un’altra cosa.

Mi amo. 

Giorgia Manganiello

Liberi di...

‹Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.››


Questi sono i primi due commi dell'articolo 21 della Costituzione italiana, rinvenibili, all'incirca nella stessa forma, in quasi tutti gli ordinamenti dei moderni Stati di diritto.
Parlando di libertà di stampa, si intende la garanzia che ogni Stato, in coordinamento con gli organi di informazione (giornali, radio, televisioni, Internet), dovrebbe assicurare a tutti i cittadini e alle loro associazioni in quanto a libertà di espressione e di diffusione delle idee.
I cosiddetti “inventori” della libertà di espressione, più che di stampa, furono gli antichi Greci, che permettevano ad ogni cittadino di esprimere la propria opinione durante le assemblee pubbliche dell’agorà. Anche i Romani garantivano questa possibilità, ma il suo utilizzo era circoscritto all’ambito delle istituzioni politiche.
Durante tutto il Medioevo, conclusasi l’esperienza dei Comuni guidati dalla classe borghese – favorevole al diritto all’informazione – l’instaurarsi delle monarchie nazionali porta alla perdita delle conquiste precedenti.
Perché sia coniato il termine “libertà di stampa” si deve aspettare l’Inghilterra di fine ‘600, dove è già presente e si consolida una sofisticata forma di concessioni delle licenze di stampa, rigorosamente controllate dal governo britannico. La Rivoluzione Inglese del 1688 è la rampa di lancio per i successivi movimenti sociali ispirati da John Locke, teorico del liberalismo occidentale, secondo il quale lo Stato non può impedire al popolo l'esercizio di diritti naturali quali la libertà di stampa e di espressione.
Dello stesso periodo storico è l’ Areopagitica” di John Milton, considerata una delle pietre miliari delle proteste contro le censure governative provenienti sia dagli ambienti regi che da quelli curiali e cortesi.
Il concetto fondamentale del suo pensiero consiste nel considerare l'individuo come persona capace di utilizzare la ragione per distinguere il bene dal male, il corretto dall'erroneo. Per poter sviluppare la capacità di esercitare questa abilità razionale nel modo giusto, l'individuo deve avere un accesso illimitato alle idee degli altri suoi concittadini in un “libero ed aperto incontro”.
L’esperienza britannica precede i movimenti che si sviluppano nelle altre zone d’Europa e che producono ripercussioni anche in America e India – entrambe colonie inglesi - con esiti differenti a seconda delle repressioni dei governi locali.
Negli Stati Uniti, per un primo periodo non si afferma alcun genere di nozione riguardante la libertà di stampa, ma c’è la possibilità, per le autorità competenti, di applicare restrizioni qualora gli articoli giornalistici contengano informazioni anti-governative o comunque minaccino posizioni ufficiali su questioni strategiche.
La “libertà di stampa” viene riconosciuta come uno dei pilastri della libertà individuale a seguito di una sentenza del 1735 e successivamente diviene diritto oggetto di tutela grazie alla Costituzione del 1787.
Ma cosa significa oggi “libertà di stampa”?
A ventisei anni dalla Dichiarazione dell'ONU che inserì la libertà di accesso ai mezzi di informazione tra i diritti umani fondamentali, la situazione non è incoraggiante: in molti paesi del mondo la libertà di stampa sta andando incontro ad una “brutale aggressione”, secondo le parole di Reporters Sans Frontières, l'ONG che da tempo si prefigge lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo la difesa di questo diritto.
Ma è necessario distinguere i due diversi scenari nei quali è perpetrata questa aggressione: da una parte, gli stati governati da regimi dittatoriali, riconosciuti o de facto, nei quali i giornalisti rischiano la propria vita o vanno incontro ad arresti arbitrari e torture per aver assunto posizioni dissidenti rispetto a quelle del potere, e dove la stampa si trasforma in strumento di affermazione dell'autoritarismo; dall'altra, quei paesi in cui il diritto all'informazione è, almeno formalmente, riconosciuto e difeso.
Proprio in questi ultimi il rischio di una limitazione della libera manifestazione del pensiero è meno evidente, più subdolo e quindi più rilevante: sebbene la diffusione di Facebook e dei social network permetta di diffondere la cultura del pluralismo attraverso il confronto quotidiano e la condivisione di idee e opinioni, queste piattaforme si trasformano spesso in incubatrici della contro-informazione e del fanatismo – non si può non pensare, in quest'epoca, alla propaganda del terrore alimentata dai gruppi estremisti islamici – a discapito dell'Informazione, quella vera, alla quale viene riservata sempre meno attenzione.
I dati parlano chiaro: sempre secondo RSF, solo in Italia, al 2014, tra i 30 e i 40 giornalisti sarebbero sotto scorta per aver subito minacce di morte o intimidazioni; 43 hanno subito aggressioni fisiche, 7 incendi dolosi alle proprie auto o abitazioni, e moltissimi vanno incontro a procedimenti giudiziari per aver messo in imbarazzo enti o persone “intoccabili”. Queste sono le motivazioni, insieme alla difficoltà per i giornalisti di portare a termine inchieste sulla corruzione, le lobby e il crimine organizzato, che fanno crollare il Belpaese al settantasettesimo posto nella classifica riguardante la libertà di stampa nei paesi del mondo.
Appare quindi chiaro come il diritto alla manifestazione del pensiero, in ogni sua forma, sia oggi minacciato; testate schierate apertamente con governi e partiti ed utilizzate allo scopo di influenzare l'opinione pubblica, giornali sottoposti al ricatto di aziende e multinazionali, pronte a tagliare i fondi destinati all'editoria in caso di pubblicazione di notizie “scomode”, notizie false pubblicate volutamente sui social dove trovano ampia diffusione: sono innumerevoli i fattori di rischio che minano l'oggettività e la correttezza dell’informazione e l'attendibilità delle notizie riportate.
In questo scenario è importante che ognuno di noi si impegni perché la libertà di stampa e di espressione sia garantita a tutti e venga esercitata in modo responsabile affinché il diritto di ricevere, cercare e diffondere informazioni possa costituire una delle basi sulle quali fondare i moderni processi democratici.
Francesco Abrami & Simone Panero

Il coraggio delle donne



Vi sono molte donne prigioniere in casa, che subiscono per anni violenze fisiche e psicologiche dagli uomini. Sono libere di mettere fine a tutto questo, ma sono come legate da catene immaginarie. Queste donne sono come ipnotizzate, gli uomini le convincono che il mondo esterno sia troppo pericoloso, in modo da impedir loro di fuggire. Sono convinte di non potersi mantenere senza un marito che le sostiene economicamente, il mondo le spaventa. Vi sono molte persone a cui potrebbero chiedere aiuto, ma sono bloccate per la paura. I loro uomini per anni e anni hanno approfittato di loro pensando che fosse giusto, poiché ritengono la donna un essere inferiore.

Supponiamo, in questa storia, che le donne di una intera comunità abbiano vissuto in questa condizione... una situazione che continuò fino a quando una di loro, non credendo a ciò che le raccontava il marito, uscì di casa mentre lui era al lavoro. Fece una lunga passeggiata e constatò che in realtà il mondo non era come le era stato descritto. Vide poi un annuncio per un lavoro come commessa, e venne assunta. Ogni giorno andò a lavorare mentre il marito non c’era, finché non riuscì ad avere abbastanza soldi per poter affittare una casa per conto proprio. La sua storia venne scritta su tutti i giornali, presentata come una strana curiosità, e molte donne la lessero. Per molte di loro fu rivelatoria e la presero come modello; trovarono così la forza di ribellarsi ai mariti, rendendosi conto che tutto quello in cui avevano sempre creduto era un’enorme bugia inventata dagli uomini. Questi, per placare la furia delle donne, che si ribellavano in gran numero, accettarono l’uguaglianza tra i due sessi. Anche se non tutte credettero alla storia della coraggiosa donna che aveva disobbedito al marito, ritenendo che fosse una leggenda, e anche se non tutti gli uomini accettarono di riconoscere l'uguaglianza fra i sessi, al giorno d’oggi la maggior parte delle donne di quella comunità viene rispettata dagli uomini. Inoltre si tengono manifestazioni e giornate dedicate alla violenza sulle donne, per far sì che un giorno tutte, senza esclusione, possano essere libere.

Sara Arcidiacono


Oroscopo aprile

TRE COSE CHE PUOI FARE PER FAR SORRIDERE UN…

ARIETE ♈️

  • Fagli un complimento sincero, specialmente riguardo ad un lavoro che ha svolto
  • Portalo fuori a fare qualcosa, anche semplice, purché sia divertente
  • Mandagli un messaggio o chiamalo per far sapere che stai pensando a lui


TORO ♉️

  • Elencagli le cose fatte da lui che ti hanno reso felice
  • Sorprendilo con qualcosa di carino e rilassante, come un massaggio
  • Portalo in uno dei suoi ristoranti preferiti (ama molto il cibo)


GEMELLI ♊️

  • Fagli sapere che lo capisci (spesso si sente incompreso)
  • Portalo in posti speciali e dimostragli che anche solo voi due insieme state molto bene
  • Mandagli messaggi dolci e significativi (è sempre al telefono, li vedrà subito)


CANCRO ♋️

  • Dagli un ricordo come una fotografia o un bigliettino che possa guardare e apprezzare nel tempo, ama i ricordi
  • Offrigli un abbraccio se lo vedi un po’ giù; a volte ha bisogno di tanto affetto
  • Auto-invitati a casa sua per una serata divertente, ama stare in casa ed avere un po’ di compagnia


LEONE ♌️

  • Fagli un complimento sincero (e non per forza sul suo look)
  • Dimostragli che gli dai la tua attenzione e complimentati per un cambiamento che ha avuto nell’ultimo periodo
  • Sorprendilo con un regalo fatto col cuore, anche se non sembra, ama quando le persone a cui tiene dimostrano i loro sentimenti


VERGINE ♍

  • Fagli sapere che apprezzi qualcosa che ha fatto per te, gli piace aiutare gli altri
  • Regalagli un buono per un negozio che adora
  • Prendi un po’ del tuo tempo per curarti di lui, portagli qualcosa da mangiare


BILANCIA ♎️

  • Fagli sapere che stai programmando qualcosa solo per lui e te ma diglielo con anticipo, deve prepararsi per bene
  • Sono le piccole cose che lo rendono felice, purché provengano dal cuore
  • Portalo a fare un giro… che includa lo shopping!


SCORPIONE ♏️

  • Assicuralo che si può fidare di te con le tue parole e azioni
  • Parlagli di ciò che gli piace, qualcosa che lo interessa, così che possa esprimere le sue opinioni
  • Supporta i suoi sogni e incoraggialo


SAGITTARIO ♐️

  • Invitalo ad uscire per divertirsi.. e porta qualcosa da bere!
  • Inviagli un messaggio divertente che solo tu e lui potete capire, apprezzerà anche durante una brutta giornata
  • Rispetta e apprezza il suo sforzo in qualcosa che fa con passione


CAPRICORNO ♑️

  • Dimostragli un goccio di affetto, senza esagerare, il giusto per condividere un po’ di amore!
  • Aiutalo in qualcosa che deve portare a termine o con cui ha avuto difficoltà
  • Sii una bomba! Più il tuo comportamento sarà esuberante, più saranno felici!


ACQUARIO ♒️

  • Fagli sapere che ci sei per lui, che ti interessi e ti assicuri che stia bene
  • Dagli qualcosa di unico, fuori dagli schemi, degno della sua eccentricità
  • Stimolalo mentalmente


PESCI ♓️

  • Organizza qualcosa che lo faccia rilassare
  • Riporta alla luce qualche vecchio ricordo divertente
  • Fagli sapere che sta facendo un buon lavoro, magari riferendoti a qualcosa in particolare

 Marta Sanero & Nicola Cogliano

mercoledì 26 aprile 2017

La disinformazione volontaria può mettere a rischio la democrazia?


La linea che separa la democrazia dalla sua degenerazione in demagogia è più sottile di quanto si creda.
La democrazia, che oggigiorno è comune a gran parte del mondo, si basa su determinati principi di uguaglianza giuridica e attribuzione di diritti e doveri sanciti da una costituzione e non dalla volontà di una singola persona. Questo è il frutto di una battaglia per la libertà durata secoli, che ha coinvolto intere generazioni che con tenacia hanno lottato per il diritto di scegliere e per dar voce alle esigenze di tutti.
Al giorno d’oggi la libertà, considerata in tutte le sue forme come libertà di stampa, opinione, parola e religione, è una meta ormai raggiunta e assimilata nella quotidianità di ognuno, ed è proprio questa “abitudine alla libertà” a renderla per molti una prerogativa scontata.
Ogni volta che si vuole far valere la propria opinione, si prende posizione restando coerenti al proprio pensiero, senza temere ripercussioni; si scrive e si pubblica tutto ciò che si è in grado di pensare, anche se si discosta dal pensiero di molti. Chiunque voglia fare della satira gratuita ha il diritto di farlo, come una qualsiasi persona ha il diritto di entrare indifferentemente in una chiesa, sinagoga o moschea perché ha la facoltà di scegliere di credere nella fede che ritiene più giusta. Siamo tutti talmente assuefatti all’idea di libertà da dimenticarci che, come ogni grande conquista, anche questa va difesa da tutto ciò che potrebbe metterla in discussione. L’unica arma a nostra disposizione per salvaguardare un bene tanto prezioso, è l’informazione.
È tanto un diritto quanto un dovere essere al corrente degli avvenimenti che ci circondano, dalla politica interna a quella estera, al fine di sviluppare un proprio senso critico. Il fatto di essere quotidianamente “bombardati” da miliardi di notizie, da radio, televisione, giornali e internet, rende indispensabile lo sviluppo in ognuno di noi della facoltà di distinguere ciò che di veritiero possa contribuire a formare la nostra coscienza personale, da ciò che è stato sapientemente manipolato da chi ne trae vantaggio, al fine di garantirsi il favore di tutti.
Per quanto i mass media abbiano la tendenza ad omettere informazioni cruciali, dando rilievo ad altre meno importanti, buona parte della colpa della crescente disinformazione è riconducibile a noi. Si parla, infatti, di “disinformazione volontaria” quando non prendiamo atto di ciò che ci circonda e preferiamo “lavarci le mani” dalle nostre responsabilità in quanto cittadini di uno Stato democratico che, per definizione, affonda le radici sulla volontà del popolo. Non compriamo più giornali perché leggiamo di sfuggita i titoli dei quotidiani al bar, non ci impegniamo a formarci un’idea personale dal momento che c’è chi pensa per noi ed è in grado di “venderci” le proprie idee, tutto questo perché il ritmo di una vita frenetica rende il personale impegno politico di ognuno una necessità secondaria. E mentre da un lato calano drasticamente le vendite di giornali, dall’altro cresce lo share di programmi di dibattito televisivo, in cui due o più rappresentanti di partiti politici emergenti fanno a gara per convincere il maggior numero di persone a sostenerle, il tutto nel clima di liti accese e disorganizzazione generale. Affidarsi ciecamente alle parole pronunciate da un politico pagato per ripetere frasi efficaci in televisione o su articoli o video pubblicati sui social network (in cui chiunque diventa, nel giro di un secondo, un grande esperto di strategie politiche) non può essere in alcun modo considerato una forma di informazione, perché se manca la consapevolezza dei fatti storici, politici e culturali che continuano a susseguirsi e a influenzare la realtà del paese, non si può criticamente distinguere ciò che è il frutto di un ragionamento consapevole e sensato da ciò che è pura propaganda politica.
La conseguenza più negativa della crescente disinformazione è che siamo consapevoli di non avere le conoscenze tali da fare delle scelte ragionate, ma andiamo comunque a votare e contribuiamo a scrivere il futuro del nostro Paese in un’ignoranza di fondo.  Sottovalutiamo l’importanza di una croce su una scheda elettorale come quella di un articolo di giornale di uno studioso o di un esperto di politica e diamo per scontato che proprio la politica sia un nostro diritto.

Se durante i regimi dittatoriali del Novecento come lo Stalinismo, il Nazismo o il Fascismo, il monopolio dell’informazione da parte del governo rendeva impossibile sviluppare un pensiero diverso da quello dello schieramento politico in carica, oggi abbiamo il dovere di difendere la democrazia così tanto desiderata con ogni mezzo a nostra disposizione, cominciando proprio dalla lettura dei quotidiani, per arrivare poi alla scelta consapevole di ognuno di noi.
Virginia Pelissero